Di Parigi, forse ancor più che di Londra, è difficile raccontare.
Toglie il fiato (e anche la proprietà lessicale).
Di fatto, uno rimane in primis colpito dal lusso. Ma poi si rende conto che non è solo quello. La sfilza di atelier Louis Vuitton, Cartier, Gucci sono poca cosa rispetto alla bellezza degli Champs Elisées alberati (sì, ci sono già i colori dell'autunno!), così lunghi, sterminati, misteriosi.
I grandi ristoranti sono poca cosa rispetto al fascino discreto e gigione dei bistrot, delle piccole boulangerie dove si mangiano inaspettate ghiottonerie.
Poi c'è la bellezza abbagliante della città vista dal Ponte Nuovo, la maestosità del Louvre, l'estro coraggioso (a tratti un po' ardito) che ha permesso di abbinare costruzioni modernissime a edifici storici...
Però c'è anche la bellezza commovente di Montmartre, che in fondo è fatta di piccole cose, come un quadretto, una miniatura. Ecco, Catullo diceva: le nugae...
Ci sono cose che è difficile raccontare a parole, forse perché sono rimaste troppo dentro di noi. Parigi è una di quelle.
Toglie il fiato (e anche la proprietà lessicale).
Di fatto, uno rimane in primis colpito dal lusso. Ma poi si rende conto che non è solo quello. La sfilza di atelier Louis Vuitton, Cartier, Gucci sono poca cosa rispetto alla bellezza degli Champs Elisées alberati (sì, ci sono già i colori dell'autunno!), così lunghi, sterminati, misteriosi.
I grandi ristoranti sono poca cosa rispetto al fascino discreto e gigione dei bistrot, delle piccole boulangerie dove si mangiano inaspettate ghiottonerie.
Poi c'è la bellezza abbagliante della città vista dal Ponte Nuovo, la maestosità del Louvre, l'estro coraggioso (a tratti un po' ardito) che ha permesso di abbinare costruzioni modernissime a edifici storici...
Però c'è anche la bellezza commovente di Montmartre, che in fondo è fatta di piccole cose, come un quadretto, una miniatura. Ecco, Catullo diceva: le nugae...
Ci sono cose che è difficile raccontare a parole, forse perché sono rimaste troppo dentro di noi. Parigi è una di quelle.