10 gennaio 2008

Evelyn




Questa è un'altra delle mie bambole, di cui vado molto fiera.

Vuole avere un che di irlandese, per questo si chiama Evelyn. Non è di panno, ma di una tela robusta che mi soddisfa molto. Gli occhi e la bocca sono realizzati come per Waikiki, salvo che qui anche le pupille sono ricamate.

Le differenze grosse rispetto a Waikiki sono:

1) il cartamodello (Evelyn non ha il corpo di pigotta Unicef, anche se ho comunque seguito un cartamodello molto semplice di bambola di pezza, leggermente più piccolo);

2) braccia e gambe sono assemblati al tronco successivamente, anche se l'effetto di mobilità delle articolazioni è secondo me invariato rispetto a quello che si ottiene cucendo in un pezzo unico tutto il corpo e poi dando delle cuciture sulle articolazioni per renderle, appunto, morbide);

3) Evelyn è interamente realizzata con il mio nuovo acquisto, la macchina da cucire. Ora forse vi farò inorridire, ma non ho osato comprarmi nulla di più complicato di una Cucciola della Cucirini, di cui, comunque, per ora non posso che parlare bene. Le funzionalità sono ovviamente limitate (non fa né zig zag né asole), ma, a parte questo, si tratta di tutt'altro che una macchina giocattolo. Infatti fa il "punto normale" (e non il famigerato punto catenella che si disfa a ogni pié sospinto) ed è molto solida e compatta, nella confezione ha incluso il suo pedalino, 4 spolette e un ago di ricambio. E' relativamente semplice da usare e, in sintesi, mi sembra davvero l'oggetto ideale per chi come me vuole imparare in modo soft, senza impegnarsi con una macchina che costi tanto.

L'aver cucito a macchina ovviamente secondo me rende la bambola molto più solida e durevole e le dà la possibilità di essere usata davvero come un giocattolo (fermo restando che i piccini riescono a distruggere veramente TUTTO).

Anche il vestito l'ho cucito a macchina e, peraltro, vado fiera del fatto che almeno una volta nella mia vita, ho usato uno scampolo che già avevo, senza comprare roba nuova (in questo aspetto del valorizzare le cose vecchie io sono davvero un disastro, raccolgo un sacco di roba, ovviamente di quella che occupa più spazio e poi decido che niente di quello che ho va bene per quello che vorrei realizzare).

Il gilet invece me l'ha tricottato la mamma a grana di riso, facendo poi un bordino a coste 1/1.

Le scarpe sono di panno, con il bordino tagliato a forbici zig zag (my favorite tool) e il fiocchetto della stessa lana del gilet.

Quello che mi ha divertito di più è stato fare i capelli, per i quali ho usato una lana bouclé melange che mi è costata non poco (ma secondo me il gioco è valso la candela). Per evitare il consueto effetto di calvizie che mi ha afflitto nelle bambole precedenti, mi sono comprata una specie di ago da lana con la punta e, prima di fissare la chioma vera e propria, ho dato un po' di punti sulla nuca, in modo da avere una copertura preliminare.

Indubbiamente nel fare Evelyn ho risentito dell'influsso della Mannoia che sto ascoltando in questo periodo: dei cieli d'Irlanda e, soprattutto, dei suoi spettacolari capelli rossi che ho cercato di riprodurre nella bambola.

Il nome l'ho scelto d'istinto, pensando ai Dubliners di James Joyce, anche se il racconto di per sè lo trovo molto triste...

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