26 marzo 2008

All'opre femminil...

Cito con gratitudine Ricamaglie, sperando di farle cosa gradita, in quanto le sue parole rispecchiano esattamente lo spirito con cui anch'io mi sono avvicinata alla blogosfera. E all' "opre
femminili".

"Ho passato gli ultimi tre mesi a leggere come un' ossessa tutti i blog ed i siti che parlassero di maglia, uncinetto, ricamo, punto croce, cucito e lavori femminili in genere. Ogni giorno rubo al lavoro un po' di tempo per leggere ancora tutte queste fonti di ispirazione, e mi sorprendo, spesso e volentieri, a commuovermi, di fronte all'abilità ed all'amore con cui, molte di noi, danno vita a manufatti unici, incredibili, che narrano storie di paesi, di famiglie, di profumi, di figli, di sorrisi, spesso anche di lacrime. Leggendo tutti questi blog e navigando in tanti siti, ho incontrato, seppur in maniera virtuale, tante donne meravigliose, donne in carriera o donne di casa, donne giovani e meno giovani, ma tutte rese uguali dalla loro passione per quei lavori femminili che, ingiustamente, vengono da molti derisi in quanto visti come passatempi per vecchine, quando invece sono uno dei pochi tesori che restano da custodire e tramandare in un universo femminile che sembra aver perso una dimensione interiore ed una serenità derivante dall'amore per le piccole cose."

[...] "A mancare è il tempo, non la passione, nè la buona volontà. E , soprattutto, non manca l'amore. Imparerò a sferruzzare ed a ricamare con amore, ve ne parlerò in questo blog con amore. Amore per il significato autentico che dovrebbe avere l'essere donna. Amore per le capacità che le mani di ognuna di noi racchiudono in potenza. Amore per i risultati che otterrò. E speranza. La speranza che i lavori femminili tornino in auge in Italia come hanno già fatto negli USA ed in alcuni paesi europei, che diventino un fenomeno culturale e sociale, che riescano ad affascinare anche le generazioni più giovani, distogliendole, per un po', dal mondo patinato e spietato che li circonda e regalando loro quel briciolo di calore e di soddisfazione in più, che solo le attività creative possono regalare."

Brava Ricamaglie, mi hai proprio tolto le parole di bocca, spero di poter tornare di nuovo a leggerti sul blog!!

Come una noce

Il personaggio del giorno su City è Claudio Imprudente. La distratta lettura mattutina mi colpisce e mi incuriosisce molto. Se avete curiosità di conoscerlo meglio, leggete qui.

Mi affascina moltissimo la sua volontà di "rovesciare" l'idea di seduttività, spostandola dagli stereotipo di prestanza fisica a nuovi concetti, che inglobino soprattutto il concetto di diversità.

Per spiegare questo usa una metafora efficacissima: "La seduzione è associata a frutti come la fragola, mentre la disabilità è come una noce: dura, grinzosa, difficile da mangiare, perché serve uno schiaccianoci. Però, se cambi il contesto, anche la noce è seducente, dà quel tocco speciale alla macedonia, ad esempio... serve creatività per superare i deficit!"



Grazie Claudio, sono le persone come te che rendono davvero speciale la macedonia del mondo!

Questa sera si cuce a soggetto



Parlo di un argomento poco frequentato, la costumistica teatrale.
Parlo di un argomento che io stessa conosco poco, ma lo faccio solo nel desiderio di ricordare un personaggio che molto mi affascina. So che la sua autobiografia, Vestire i sogni (Feltrinelli 1981) è ormai fuori catalogo, un vero e proprio reperto introvabile. Tralascio le polemiche, ho smesso di cercarla. So che nella mia città ce n’è una copia in una biblioteca che ha orari assolutamente incompatibili con il mio lavoro, ma non escludo di prendere un giorno di ferie per andare a chiederla in prestito!
Mi piace, ancor più delle foto dei suoi incredibili vestiti, leggere le sue storie e tutto quello che riescono a trasmettere; la saggia follia di vestire la Callas di “cencio della nonna” per farne Medea (e l’umiltà e l’orgoglio con cui si definisce proletario dello spettacolo!), la curiosità, la vivacità intellettuale che lo hanno portato dalla sartoria del suo paese ai grandi laboratori teatrali, la leggera vena di malinconia in cui racconta della sua solitudine personale.
Ma soprattutto mi colpisce come lui riesca a “raccontare un mestiere” – e tantopiù un lavoro artigianale – in cui ci immaginiamo che prevalga l’elemento razionale dell’organizzazione delle risorse e delle fasi del lavoro anche sulla base di routine collaudate. Invece Tirelli descrive sempre i suoi allestimenti come “mascherate”, come grandi avventure in cui prevale su tutto l’impulso creativo, il guizzo dell’intuizione, soprattutto l’IMPROVVISAZIONE dell’ultimo momento. Leggere per credere.
Oggi abbiamo un rapporto così problematico con il lavoro (lo inseguiamo così disperatamente che smettiamo di ricordarci cosa vogliamo veramente) che sembra incredibile che si possa raccontare un lavoro – e un lavoro fatto per tutta la vita – con così tanta leggerezza, incanto, stupore.
Sembra proprio che la polvere degli anni – e il carico di angosce e delusioni che si accumulano inevitabilmente anche in una grande carriera – non abbia lasciato traccia nella suggestione con cui Tirelli ci racconta i suoi ricordi.
Il suo racconto non lesina gli aspetti titanici del lavoro (ad esempio un folla di comparse/matadores rimaste da vestire nel giro di pochissimo tempo per la Carmen) né quelli pittoreschi (la processione delle sacerdotesse con una piccola candela in mano nella Norma). E poi, generosamente, rivela il particolare che sta dietro quell’effetto (una candela, una cintura di carta, una pettinatura particolare…).
Quasi a dire che, quanto più piccolo è il trucco, tanto più grande l’illusione. E che il grande spettacolo comincia e finisce dove l’artista non si fa vedere, dove il pubblico non si spinge.
Dietro le quinte, tra i “proletari” dello spettacolo.
Tutti abbiamo sogni che hanno bisogno di essere vestiti.

I miei regali di Pasqua

Chi mi conosce sa della mia predilezione/passione/mania per i fiorellini di stoffa, ma ancor più di quella per il cioccolato fondente!!










Evviva evviva evviva

Un evento che non perderò.


Un diamante è per sempre, uno strass è per tutte

Creatività e storia nei bijoux americani di fantasia d’epoca

Conferenza e mostra di bijoux americani d’epoca
Prof.ssa Maria Teresa Cannizzaro
Museo Luzzati a Porta Siberia Area Porto Antico
Genova Venerdì 28 marzo 2008, ore 15: apertura Mostra
Venerdì 28 marzo 2008, ore 17: Conferenza e sfilata di abiti americani d’epoca
Sabato 29 e domenica 30 marzo 2008, ore 10-18: Mostra con possibilità di acquisto Lotteria e asta silenziosa a favore della Gaslini Band Band







21 marzo 2008

Visione d'insieme


Lo so che non bisogna crogiolarsi nelle sciocchezze, lo so che non bisogna compiacersi troppo di se stessi, ma non sono tanto belle le mie bambine???

Consuelo







Gluggi






I am back

Dimenticavo di scrivere ieri... che sono tornata! E stavolta si fa sul serio. Ho fatto un po' di make up al blog e soprattutto sto lavorando alla sostituzione delle foto che, come mi avete fatto giustamente notare, fatte con la web cam fanno davvero pena. Insomma, è iniziata la primavera... stagione nuova... blog nuovo!

E ben sapendo che ve ne può legittimamente importare meno di nulla, ho deciso di propinarvi qualche testimonianza della mia vita creativa.
Parto quindi dagli albori con i bijoux, che hanno segnato il mio ingresso nel mondo della manualità femminile:



Proseguo con i pupazzi, per i quali devo un ringraziamento particolare a questa persona. Con i pupazzi mi sono avvicinata al cucito, pur essendo completamente digiuna in materia; pensate che li avevo scoperti per caso su una ristampa di Perline!




E come se non bastasse, per vederne qualcuno in più vi rinvio allo slideshow in basso a sinistra!

20 marzo 2008

Un libro che consiglio


Ecco un libro che ho scovato in rete. Nelle librerie della mia città non sono riuscita a scovarlo, perciò me lo sono comprato su IBS.
Potete trovarne una bella recensione qui. A me è molto piaciuto: parla delle storie di alcune donne ospiti di una casa di riposo per anziani. Lo fa senza pietismo o luoghi comuni, mostrandoci come debba essere serio, intenso e continuativo soprattutto l'impegno ISTITUZIONALE verso queste persone. Molto bello anche lo spaccato dell'Italia che ne esce, dai racconti "di gioventù": un paese in cui la donna, lungi dall'aver acquistato la pienezza dei suoi diritti, si ritrova però a dover assolvere una lunga serie di doveri - la cura della casa, l'accudimento della famiglia (i genitori prima, i figli poi), il lavoro - esauriti i quali si ritrova "messa da parte". Trovo molto interessante la tesi dell'autrice secondo cui proprio la consuetudine a questo tipo di vita, in cui la donna è protagonista attiva della gestione di spazi e tempi quotidiani, rende più difficile l'accettazione di una realtà come la casa di riposo. Altrettanto interessanti sono i commenti "a caldo", fatti sul campo, di una svolta cruciale e significativa per il nostro paese, come la legge Basaglia.
Mi è molto piaciuto poi leggere in sordina, tra le righe, la storia personale dell'autrice (che è stata effettivamente infermiera di una casa di riposo), che dal contatto con queste persone esce a volte stanca e provata, ma anche arricchita umanamente, al punto di decidere di affrontare un proprio progetto di crescita personale e cambiamento che culmina con la laurea e la scelta di un nuovo lavoro.
Forse un libro un po' scomodo, ma un libro che merita.